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A CACCIA DI SPIRITI

In una giornata normale sarebbe una delle tante mattinate silenziose nella tranquilla cittadina rumena del nord, ma non oggi. Sin dal sorgere del sole, qui a Comanesti, la calma è stata interrotta dal rumore assordante dei tamburi che si scaldano, mentre si preparano per lo spettacolo. Si chiama Ursul, il Festival della Danza Degli Orsi, ed è un rituale che simboleggia la morte e la rinascita del tempo; una tradizione che ancora oggi è mantenuta in vita.

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Conservato fin dall’antichità, l’evento prendevita ogni inverno, in prossimità del nuovo anno, nelle zone rurali del norddella Valle del Trotus. Uomini e donne di tutte le età si vestono di pellid’orso e danzano al ritmo di flauti e tamburi per cacciare gli spiriti malignie dare il benvenuto al nuovo anno.

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L'origine della danza degli orsi risale ai tempi pre-cristiani, quando nomadi, originariamente immigrati dall’India, scendevano dalle foreste portando con sé orsi ammaestrati per danzare ed intrattenere la folla. Era usanza, poi, visitare casa per casa le famiglie,  per portare fortuna e protezione in cambio di avanzi di cibo e liquori.

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Mentre questa tradizione è ancora osservata in molti villaggi, in città come Comanesti prende la forma di una vera e propria parata. Centinaia di spettatori cominciano ad avvicinarsi al ciglio delle strade in attesa della sfilata; alcuni bambini suonano trombe di plastica colorate, altri, invece, immergono la testa in enormi nuvole di zucchero filato rosa. Attendono impazienti i loro compaesani dopo la notte trascorsa a preparare i costumi, ora pronti a sfilare per il paese. È un momento emozionante.

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Gruppi di enormi orsi appaiono dal retro di vecchi furgoni; in pochi minuti hanno riempito la piazza del municipio. Rapidamente si mettono in fila, uno dopo l’altro, in ordine dal più piccolo al più grande. Di fronte ad ogni gruppo, in uniforme rossa e stivali in pelle nera, i domatori iniziano a condurre la processione lungo le strade del villaggio. Gli orsi marciano e danzano seguendo i comandi dei domatori con movimenti precisi, cadenzati dal ritmo di flauti di pan e grandi tamburi dal suono ipnotizzante.

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Bramiscono fragorosamente, oscillando la testa enorme da una parte all’altra e imitando l’andatura e la postura degli orsi. I due drappi rosso sangue che pendono dalle spalle oscillano ad ogni movimento, ma non è facile come sembra; le pellicce, infatti, possono pesare più di 40 chili e per dare l’idea di un movimento naturale e aggraziato gli sforzi dei danzatori sono sovrumani.

 

Nonostante si siano esercitati per mesi, sudano e si contorcono dentro le pelli spesse. Durante la cerimonia vengono riprodotti diversi atti. All’inizio i domatori colpiscono gli orsi con fruste composte da peli di cavallo. Nell’atto centrale gli orsi rotolano per terra fingendo di morire prima di risuscitare come in una drammatizzazione della rinascita della natura. Durante l’atto finale uno degli orsi viene sollevato in bilico su un bastone. L’ultima parte della sfilata è quella più rumorosa; un gruppo di uomini indossa abiti femminili colorati e fluorescenti con campane cucite ovunque; i costumi sono impregnati dell’odore dell’acetilene dei cannoni in carburo che sollevano in equilibrio.

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Bisogna stare all’erta e, se non si fa in tempo a  tapparsi le orecchie, l’esplosione scuote il corpo intero e stordisce fino a far fischiare le orecchie prolungatamente. Il rumore è assordante e non si ferma. A volte l’odore dell’acetilene si mischia a quello dell’alcol. È l’odore di ‘Å¢uică de prune’, che esce dalle bottiglie di plastica nascoste all’interno delle pelliccie; un altro tipo di spirito di cui le persone non hanno paura. Siamo tutti diretti a Parcul Central, la piazza principale al centro di Comanesti. Ogni gruppo si esibirà sul palco ed una cerchia di giudici voterà la performance migliore, la qualità delle pellicce, le danze ed i costumi. Lo scenario più bello verrà, quindi, premiato.

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Indossare queste pelli può sembrare crudele verso un animale così raro e prezioso, ma le persone li rispettano e amano profondamente. Gli orsi sono creature sacre nella mitologia rumena e si ritiene che il ciclo vitale di questi animali sia responsabile dei cambiamenti delle stagioni grazie alla loro capacità, quasi mistica, di riapparire dopo l’ibernazione invernale. È un rituale antico che unisce l’intera comunità, che si raccoglie per assistere allo spettacolo.

 

Una tradizione che pulsa costante nei loro cuori.

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